I funghi sono tra gli alimenti autunnali più apprezzati e, per fortuna, possiamo trovarli disponibili tutto l’anno grazie alle coltivazioni in serra e alla vendita di prodotti surgelati o essiccati.
C’è chi li considera un ingrediente indispensabile in cucina, vista la loro versatilità, e chi invece li evita per gusto personale.
A volte, però, non è solamente questione di gusto: alcuni preferiscono evitarli a causa dei disturbi che si manifestano dopo il loro consumo, pur non avendo alcuna allergia riconosciuta.
In prima battuta, è importante sottolineare che non esiste una classificazione ufficiale dell’intolleranza ai funghi analoga a quella di altre intolleranze più note (come al lattosio o al glutine).
Tuttavia, alcune persone riferiscono sintomi principalmente gastrointestinali dopo averli consumato. In tali casi, si parla talvolta di intolleranza, poiché di norma non si riscontra l’attivazione del sistema immunitario come avviene nelle allergie vere e proprie.
Nel corso di questo articolo esploreremo le differenze tra allergia e intolleranza, i sintomi più comuni, le varie tipologie di funghi e come comportarsi se si sospetta una reazione avversa.
Approfondiremo, inoltre, i test disponibili per chiarire eventuali dubbi e giungere a una diagnosi, concludendo con alcuni consigli utili per gestire al meglio questa problematica.
Allergia o intolleranza ai funghi?
Prima di entrare nei dettagli dell’intolleranza, è opportuno fare chiarezza sulla distinzione tra allergia e intolleranza.
Nel caso di un’allergia alimentare, il sistema immunitario è coinvolto direttamente e reagisce con sintomi anche gravi a determinati allergeni presenti nell’alimento.
Questa reazione può causare dall’orticaria alla difficoltà respiratoria, fino, nei casi estremi, allo shock anafilattico.
L’intolleranza ai funghi, invece, non implica alcuna attivazione del sistema immunitario.
È correlata a una difficoltà di digestione o di metabolizzazione di alcune componenti dell’alimento, talvolta a livello enzimatico.
Proprio per questo motivo, i sintomi associati a un’intolleranza ai funghi tendono a manifestarsi in prevalenza a carico dell’apparato gastrointestinale e non sono così acuti o rapidi come nel caso di una reazione allergica.
Occorre sottolineare che la mancanza di un riconoscimento immunologico non rende il disturbo meno fastidioso: un’intolleranza non gestita può interferire con la qualità della vita e la serenità a tavola.
Intolleranza ai funghi: quali i sintomi?
La sintomatologia dell’intolleranza ai funghi può variare molto da persona a persona, sia per intensità che per rapidità di insorgenza. In generale, i disturbi più comuni includono:
- Vomito: alcune persone, dopo aver consumato funghi (soprattutto se crudi o poco cotti), possono accusare nausea intensa, fino a episodi di vomito. Ciò potrebbe essere legato alla presenza di sostanze difficili da digerire o a una reazione di ipersensibilità specifica all’alimento.
- Diarrea: l’intestino può reagire all’ingestione di funghi con un aumento dei movimenti intestinali, portando a scariche di diarrea. Se questi episodi si verificano con una certa regolarità in concomitanza con il consumo di funghi, potrebbe essere un segnale di intolleranza.
- Prurito: anche se tipicamente il prurito è associato alle reazioni allergiche, in alcuni casi di intolleranza possono insorgere sensazioni di fastidio o prurito intorno alla bocca o in altre parti del corpo, probabilmente legate a meccanismi irritativi. Rispetto all’allergia vera e propria, tuttavia, questi sintomi cutanei tendono a essere più lievi e circoscritti.
- Crampi gastrointestinali: il tratto digerente può subire uno spasmo doloroso dovuto alla difficoltà di metabolizzare alcune componenti dei funghi. I crampi possono essere passeggeri, ma abbastanza intensi da risultare debilitanti.
È importante ribadire che questi sintomi, se attribuibili a un’intolleranza, non comportano reazioni sistemiche come shock anafilattico o gravi difficoltà respiratorie. Nel dubbio, però, è sempre consigliabile consultare un medico, soprattutto se i disturbi sono frequenti o molto fastidiosi.
Tipologie di funghi e differenze
Quando si parla di intolleranza ai funghi, non è detto che essa si manifesti verso tutte le tipologie.
Infatti, esistono innumerevoli varietà di funghi, ciascuna con caratteristiche nutrizionali e profili di componenti differenti. Alcune persone riferiscono problemi con un’unica specie, ma tollerano bene le altre.
Ecco tre esempi comuni:
- Funghi champignon: lo champignon (Agaricus bisporus) nonostante sia considerato un fungo “delicato”, alcune persone lamentano gonfiore e fastidi intestinali dopo averlo mangiato. Potrebbe trattarsi di un’intolleranza specifica a certi composti presenti negli champignon o di una difficoltà nel digerire la chitina della parete cellulare.
- Funghi trifolati: l’espressione “funghi trifolati” non indica una specie, bensì un metodo di cottura diffuso nella tradizione culinaria italiana, in cui i funghi vengono tagliati a fette e cotti con aglio, olio e prezzemolo (o altre erbe aromatiche). Spesso si usano porcini, champignon o chiodini. Chi è intollerante potrebbe avere reazioni diverse in base alla specie utilizzata e al modo in cui i funghi sono preparati. Inoltre, la presenza di aglio, olio e spezie può complicare l’identificazione dell’alimento realmente responsabile dei sintomi.
- Funghi chiodini: i chiodini (Armillaria mellea e specie affini) sono noti per contenere alcune sostanze tossiche, termolabili, che richiedono una cottura prolungata per essere neutralizzate. Un’insufficiente cottura dei chiodini può provocare disturbi gastrointestinali anche nelle persone che non soffrono di intolleranze. Per chi ha già una sensibilità, i sintomi potrebbero accentuarsi se la cottura non viene eseguita correttamente.
Intolleranza ai funghi cosa fare?
La gestione dell’intolleranza ai funghi comporta essenzialmente un approccio preventivo e di monitoraggio dei sintomi.
Per prima cosa, chi sospetta di reagire in modo avverso ai funghi può iniziare tenendo un diario alimentare, annotando ciò che mangia e le eventuali reazioni.
Questa strategia aiuta a identificare le situazioni in cui i sintomi compaiono con più frequenza. Può essere utile, ad esempio, verificare se la reazione si presenta solo con una certa specie o dopo aver consumato i funghi in una specifica modalità di cottura.
Sul versante della prevenzione, invece, è consigliabile assicurare una cottura adeguata dei funghi, poiché consumarli crudi o poco cotti può aumentare il rischio di disturbi gastrointestinali, anche in assenza di intolleranza.
Occorre prestare attenzione anche alle porzioni: per chi presenta una lieve sensibilità, piccole quantità di funghi ben cotti potrebbero non innescare sintomi, mentre consumi elevati possono aggravare i disturbi.
In alcune circostanze, l’assunzione di alimenti ricchi di fibre o di sostanze che favoriscono la digestione può attenuare l’effetto irritante dei funghi, anche se è sempre opportuno distinguere con cura i sintomi correlati a ciascun ingrediente.
È comunque sempre bene ricordare che, se i disturbi si manifestano con frequenza, rivolgersi a un medico o a un nutrizionista può aiutare a escludere altre patologie e a impostare un piano alimentare bilanciato, evitando il rischio di carenze.
Intolleranza ai funghi: quali test effettuare
Nel caso in cui i disturbi siano frequenti o intensi e si sospetti un’intolleranza ai funghi, si possono adottare diverse strategie per ottenere chiarimenti.
Un metodo molto semplice è quello di escludere totalmente i funghi dalla dieta per un periodo, tenendo sotto controllo l’eventuale miglioramento dei sintomi, per poi reintrodurli gradualmente nelle loro differenti varietà, verificando quali di esse provocano reazioni.
Un’altra possibilità consiste nel rivolgersi a un allergologo, che potrebbe proporre test come prick test o patch test, finalizzati a escludere la presenza di un’allergia.
In genere, questi esami non riescono a identificare un’intolleranza non mediata dal sistema immunitario, ma risultano fondamentali per scartare eventuali forme allergiche subcliniche.
In alcuni casi, invece, un medico specializzato potrebbe suggerire analisi enzimatiche o procedure diagnostiche più approfondite, volte a valutare la funzionalità digestiva o a individuare possibili marker di infiammazione.
È sempre e comunque consigliabile rivolgersi a un professionista, evitando il “fai-da-te”, che rischia di condurre a confusioni e a regimi alimentari inadeguati.
Conclusione
Se sospetti un’intolleranza ai funghi, vale la pena dedicare tempo a sperimentare con cura i metodi di cottura e le diverse varietà per individuare quali provocano reazioni indesiderate.
È sempre consigliabile rivolgersi a uno specialista, sia che si tratti di un nutrizionista per strutturare una dieta adatta, sia di un allergologo per escludere eventuali forme allergiche.
Inoltre, un’attenzione particolare alla scelta dei funghi, acquistandoli presso rivenditori sicuri o imparando a riconoscerli in autonomia, seppur con la massima prudenza, può ridurre il rischio di fastidi gastrointestinali.
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Facendo tesoro di tali accorgimenti, è possibile godere delle tante ricette a base di funghi senza compromettere il proprio benessere.