La soia è un legume ampiamente utilizzato in tutto il mondo.
Apprezzato per le sue proprietà nutritive e la versatilità in cucina, è sempre più presente anche nelle nostre diete, specialmente quelle vegetariane e vegane, grazie al suo alto contenuto proteico.
Tuttavia, alcune persone possono, talvolta, sperimentare disturbi dopo aver consumato prodotti a base di soia.
Come spiegato in un nostro articolo, è bene distinguere l’intolleranza dall’allergia: due condizioni totalmente diverse in quanto, oltre alla diversa gravità della sintomatologia, l’intolleranza riguarda una reazione anomala dell’organismo, mentre l’allergia colpisce il sistema immunitario.
Inoltre, mentre l'allergia alla soia è una condizione medica riconosciuta e ben documentata, l'intolleranza alla soia non è ufficialmente accertata dalla comunità scientifica.
In questo articolo vedremo cosa si intende per intolleranza alla soia, i sintomi associati, le possibili cause e come gestire questo tipo di sensibilità.
Cos'è l'intolleranza alla soia?
L'intolleranza alla soia, nonostante non sia una condizione medica ufficialmente riconosciuta, riguarda una serie di sintomi che alcune persone possono sperimentare dopo aver consumato questo legume o prodotti che lo contengono.
A differenza dell'allergia alla soia, che, come abbiamo visto, coinvolge il sistema immunitario e può provocare reazioni anche gravi come lo shock anafilattico, l'intolleranza può comportare solitamente disturbi gastrointestinali che non coinvolgono minimamente il sistema immunitario.
È importante sottolineare che la mancanza di riconoscimento medico non significa necessariamente che i sintomi riportati non siano reali.
Questi, infatti, potrebbero essere legati ad altre condizioni o sensibilità alimentari che meritano attenzione e approfondimento attraverso consulti ed esami medici specifici.
Quali sono i sintomi dell'intolleranza alla soia e come riconoscerli
I sintomi che si manifestano nelle persone che potenzialmente soffrono di tale condizione sono vari. Tipicamente, possono includere:
- Gonfiore addominale e flatulenza: sensazione di pienezza, tensione addominale e aumento nella produzione di gas intestinali;
- Diarrea;
- Crampi e dolori addominali: senso di disagio e dolore a livello dello stomaco;
- Nausea: sensazione di malessere che talvolta può portare ad episodi di vomito;
- Mal di testa;
- Sensazione di stanchezza e sonnolenza dopo i pasti.
Il più delle volte, può essere difficile riconoscere e associare questi sintomi al consumo di soia, soprattutto perché, come anticipato, possono sovrapporsi a quelli di altre condizioni digestive.
In questi casi, può essere di grande aiuto tenere un diario alimentare dettagliato per identificare un possibile legame tra il consumo del legume e l'insorgenza dei sintomi sopra elencati.
Quali sono le cause dell’intolleranza alla soia?
Come abbiamo già visto, l'intolleranza alla soia non è stata accertata scientificamente come condizione e, per questo, le cause precise rimangono ad oggi speculative.
Tuttavia, ci sono alcune ipotesi che potrebbero spiegare il manifestarsi dei sintomi dopo il consumo di tale alimento.
Tra questi possiamo trovare la sensibilità ai FODMAPs.
La soia contiene oligosaccaridi fermentabili che possono essere di difficile digestione per alcune persone. Questi carboidrati potrebbero, quindi, causare sintomi gastrointestinali negli individui che ne sono particolarmente sensibili.
Altra causa potrebbe essere identificabile in un’incompleta digestione delle proteine.
Alcune persone potrebbero avere una carenza di specifici enzimi in grado di digerirle correttamente, causando di conseguenza alcuni disturbi intestinali.
Troviamo poi la disbiosi intestinale: uno squilibrio nella flora batterica intestinale che potrebbe influenzare la capacità di digerire certi componenti della soia, causando i sintomi digestivi visti sopra.
È comunque sempre di fondamentale importanza consultare un medico per escludere altre condizioni mediche e ottenere una valutazione accurata e corretta.
Test per scoprire l'intolleranza alla soia: come e quando farlo
Dal momento che non esistono test specifici per l'intolleranza alla soia, il processo di identificazione si basa principalmente sull'esclusione di altre condizioni e sull'osservazione dei sintomi.
Nel caso si sospetti di soffrire di questa condizione, il primo passo da compiere è sicuramente un’attenta valutazione medica completa, utile ad escludere un'allergia alla soia o altre condizioni come la celiachia o un’intolleranza di altro tipo.
Tendenzialmente, si consiglia poi di proseguire con una dieta ad eliminazione.
Viene dunque richiesto di eliminare la soia e i suoi derivati per un periodo di tempo (generalmente 2-4 settimane) e monitorare eventuali miglioramenti nei sintomi.
Successivamente, la soia viene reintrodotta gradualmente per verificare, sotto supervisione medica, se i sintomi ricompaiono.
Un’altra valutazione potrebbe riguardare la correlazione tra sintomi e l’assunzione di FODMAPs, attraverso una dieta specifica sotto supervisione professionale.
Infine, è necessario escludere altri tipi di infezioni, infiammazioni o anomalie dell’apparato digestivo attraverso esami del sangue e delle feci.
È tuttavia importante non procedere da soli con un’autodiagnosi, eliminando gruppi alimentari senza adeguata consulenza, poiché si rischia di incorrere in carenze nutrizionali che potrebbero sfociare in altri tipi di problematicità
Intolleranza alla soia: cibi da evitare
Nel caso si sospetti di una sensibilità alla soia, potrebbe essere utile limitare o evitare il consumo di alimenti che la contengono, ma sempre sotto consiglio di un professionista.
Può essere di grande aiuto utilizzare anche strumenti come MyCIA, compilando la Carta d'Identità Digitale per facilitare la selezione dei piatti offerti nei menù digitali dei ristoranti, durante i pasti fuori casa.
In questo modo, è possibile filtrare gli alimenti in base alle identità alimentari, facilmente e senza preoccupazioni.
Vediamo dunque quali sono i cibi e gli ingredienti comuni che contengono questo legume:
- Prodotti a base di soia: tofu, tempeh, miso, edamame, latte di soia, yogurt di soia;
- Salse e condimenti: salsa di soia, teriyaki e alcuni condimenti per insalata;
- Proteine vegetali idrolizzate: utilizzate come additivi in molti alimenti trasformati;
- Lecitina di soia: un emulsionante presente in cioccolato, prodotti da forno e margarina;
- Olio di soia: spesso utilizzato in prodotti fritti e snack confezionati;
- Alimenti trasformati: cereali, barrette energetiche, biscotti e altri snack che possono contenere soia nascosta.
Il consiglio “sempreverde” è quello di leggere attentamente le etichette degli alimenti per identificare la presenza di soia.
Conclusione
Sebbene l'intolleranza alla soia non sia una condizione medica ufficialmente riconosciuta, alcune persone possono comunque notare sintomi digestivi dopo il consumo.
Come abbiamo visto, questi sintomi possono essere legati a sensibilità individuali, difficoltà digestive o altre condizioni.
È comunque fondamentale affrontare questi disturbi con serietà, consultando professionisti della salute per una valutazione accurata.
Gestire una possibile sensibilità alla soia richiede attenzione nella scelta degli alimenti e, soprattutto, un approccio informato e guidato.
In conclusione, ascoltare il proprio corpo e cercare supporto professionale sono passi fondamentali per migliorare il benessere e la qualità della vita, senza dover per forza rinunciare al gusto di un buon pasto.