Un libro inclusivo su diversità, unicità, identità a tavola
Parliamo di Identità alimentari - scegliere cosa mangiare senza pregiudizi, una delle novità 2023 di Trenta Editore, da un progetto di Healthyfood, voluto dal CEO Pietro Ruffoni e curato da Daniela Ferrando. Un libro smilzo, amichevole, pratico, inclusivo. Un libro da avere. Perché è rivolto a tutti gli esseri umani mangianti e a chi per professione si occupa del loro palato e del loro benessere. Perché è tremendamente sul pezzo in questi tempi satolli e sensibili. Perché è facile da leggere e consultare: linguaggio chiaro, paragrafi brevi, schede-guida, box con focus ristoratori, hashtag e memo. Si può divorarlo, assaggiarlo, gustarlo. Come non siamo tutti uguali a tavola, così anche nella lettura. Perché non giudica, ma offre offre argomenti, dati, check-list di alimenti, spunti per ricette. Per scegliere cosa mangiare – e cosa far da mangiare - senza pregiudizi. Per rispettare i gusti di tutti e gustare la vita.
Un po’ di storia. O di storytelling
In principio era MyCIA, l’app che aiuta gli utenti a crearsi una Carta di Identità Alimentare per mangiare fuori casa e trovare i cibi giusti, secondo i propri gusti. Insomma, un documento digitale non rigido ma continuamente personalizzabile. Un documento e un’idea concretizzati in un’app in continua crescita e conquista di nuovi territori. Che non sono solo territori in senso geografico o regionale, ma anche tipologie di servizi e dove questi servizi vengono offerti. Quindi non solo i prevedibili ristoranti, bar e hotel, ma anche attività di data analysis e white label e luoghi fisici come parchi a tema, stabilimenti balneari, navi da crociera.
L’app è infatti uno dei progetti di punta di Healthyfood, che in campo food tech è specializzata nello sviluppo di servizi alimentari personalizzati* in oltre 60 lingue attraverso tecnologie proprietarie.
Immersi nella diversità. Che è unicità e identità
Proprio con la capacità di erogare servizi in 60 lingue, Healthyfood è per principio immersa nella diversità, nella consapevolezza delle differenze. Da questa consapevolezza è derivata la necessità di pensare a un progetto che andasse più a fondo della questione “identità alimentari”. Per esplorare meglio ciò che ci rende unici. Per scavare nelle differenze che ci rendono unici, per educarci alla conoscenza e al rispetto e alla pratica di una cucina capace di abbracciare ogni stile, ogni identità alimentare. Ecco allora il coinvolgimento di un team tecnico, verticale, specializzato, di nutrizionisti e tecnologi alimentari capaci di collocare il progetto in un quadro teorico e pratico esaustivo, utile, senza pregiudizi.
Il progetto ha preso la forma di un libro
La gestazione di Identità alimentari è iniziata nel periodo pandemico. O poco prima. Il materiale era corposo, spesso molto tecnico, il linguaggio disuniforme, provenendo da contributi mutidisciplinari e da voci diverse. La bibliografia, una nube.
Era importante rendere scorrevole e usabile questo tesoro di informazioni. Scorrevole e usabile, attenzione, per pubblici diversi. Un libro inclusivo. “Mi raccomando. Un libro inclusivo.” Così Pietro Ruffoni, CEO di Healthyfood, primo a credere nel progetto.
Identità alimentari è per tanti diversi pubblici
O meglio, per tanti pubblici diversi.Che sono in primis il pubblico generale – ma costituito da individui unici, noi tutti – che ci vede consumatori e clienti/utenti di strutture e pubblici esercizi. Poi ci sono pubblici più verticali, professionalmente caratterizzati.
Cioè cuoche e cuochi, che devono conoscere le identità alimentari dei possibili clienti per far loro da mangiare senza pregiudizi. Cioè imprenditori, specialisti e operatori nel campo dei più svariati servizi, che devono comprendere il profilo dei propri clienti per dar loro un servizio sempre più personalizzato ed evoluto, rispettando e facendo coesistere i tanti stili di vita. Cioè giornalisti e blogger, che restituiscono un racconto delle realtà più interessante, informato e persuasivo se sanno cogliere le differenze e suggerire come valorizzarle in modo non divisivo ma stimolante. E questo vale in modo pressante per le differenze a tavola. Cioè le scuole e i contesti dove si fa formazione professionale. Identità alimentari potrebbe diventare un manuale ad uso e consumo di docenti e studenti di istituti alberghieri e simili, perché è lì che si studia e si impara come accogliere le persone e renderle uniche attraverso il cibo e l’arte dell’ospitalità.
Forse non tutti sanno che…
Per diventare quello che ora è, Identità alimentari ha avuto diversi working-title, riflesso del sentimento che animava l’intero progetto, fase per fase. C’è stato un momento in cui avrebbe potuto intitolarsi “Mangio come sono”, che è una sintesi estrema dello spirito del libro ed è anche un parziale rovesciamento del celebre aforisma di Feuerbach “l’uomo è ciò che mangia”. Per dichiararci ancorati al classico, ma assertivi sul presente e sul futuro.
Poi c’è stato un momento in cui il tema emergente – e il titolo di conseguenza – era SCELGO, con il sottotitolo “le identità alimentari senza pregiudizi”. Perché la scelta del che cosa mangiare appariva come la vera dominante, il driver del progetto. Però era un titolo un po’ difficile da spiegare se non appunto con una perifrasi e un sottotitolo di approfondimento.
Infine, la scelta più auto-esplicativa. Con il sottotitolo più motivante. Ed ecco allora “Identità alimentari – scegliere cosa mangiare senza pregiudizi”.